Massimiliano Pompignoli

Alcuni immigrati della Sea Watch hanno il Covid. E c’è chi vuole i ‘porti aperti’.

Sea Watch

Tra i migranti della Sea Watch ci sono positivi al Coronavirus. È questa in estrema sintesi la ‘sorpresa’ arrivata per mare con l’ultimo carico di immigrati attraccati al porto di Lampedusa.

Mentre il Governo giallo-rosso è impegnato a delegittimare prima, e a smontare poi, i Decreti Sicurezza dell’ex Ministro dell’Interno Matteo Salvini, le Ong di tutto il mondo portano in Italia centinaia di migranti potenzialmente infetti e positivi al Covid. Ultimo in ordine di tempo quello sbarcato dalla Sea Watch e trasportato d’urgenza al reparto malattie infettive dell’ospedale di Caltanissetta.

Viste le condizioni di arrivo dei migranti e le situazioni di assembramento facilmente ipotizzabili sui barconi a largo del Mediterraneo, è molto probabile che di casi sospetti ce ne siano molti altri e che nelle prossime ore il bollettino di guerra annoveri ulteriori positivi. Con tutto ciò che ne consegue.

È per questa ragione che mi sorprendono – ma forse non dovrei – le contestazioni di questi giorni riservate a Matteo Salvini durante la sua visita in Liguria. A stupirmi non sono le manifestazioni di protesta, di per sé più che legittime in una democrazia civile, quanto il contenuto delle polemiche e la loro aggressività verbale. Perché dire che i porti chiusi hanno ammazzato migliaia di persone mentre i porti aperti le salvano, non solo è falso e nega l’attribuzione delle giuste responsabilità di queste stragi, ma è strumentale e distoglie l’attenzione sull’urgenza di proteggere in nostri confini non tanto dal fenomeno dell’immigrazione clandestina – di per sé evidente – ma dalla diffusione del contagio e dalla minaccia che la pandemia riacquisti potenza nel nostro Paese.